domenica 4 dicembre 2011

Balena

kai pali i foni sou
sto skotadhi tis nihtas pou me katapini
ichos zestos kai evloghimenos
san okeanos pou sigà ektononete
san falenas tragoudi
apti dikia tou - dikia mou - avisso
erhete na kalipsi
anihtes polì plighes
plighes kai sta matia
akoma dhen cseroun na siopoun.








e ancora la tua voce
nel buio della notte che mi inghiotte
suono caldo e benedetto
come oceano che piano si espande
come canto di balena
dalla sua - mia - profondità
giunge a coprire
ferite troppo aperte
ferite che negli occhi
ancora non sanno tacere.

2 commenti:

  1. Ciao, Carla. Come già sai ho letto molti post interessanti e stimolanti nel tuo blog, tuoi versi davvero indimenticabili o riferimenti a poeti che, mi accorgo, entrambi ammiriamo; mi resta una curiosità (e questo è il motivo per cui scrivo il mio commento in calce al post presente): come mai il greco? te lo chiedo con (invidiosa) ammirazione, dal momento che sono perdutamente innamorato della Grecia, leggo con numerosissime difficoltà (e ricorrendo spessissimo al dizionario) il greco moderno e qui ritrovo testi bellissimi sia in originale che in traduzione. Un caro saluto

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    1. pensavo proprio di proporti qualcosa del genere...grazie Antonio
      rispondo alla tua domanda dicendoti che sono sempre stata affascinata anche io dalla lingua, reminiscenze antiche...
      però una persona mi ha aiutato, ed è greca di origine.
      a presto

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