Sperimentazione,
questa è la parola che mi viene in mente leggendo “Le volpi gridano in giardino” di Stefano Guglielmin.
questa è la parola che mi viene in mente leggendo “Le volpi gridano in giardino” di Stefano Guglielmin.
Il tentativo di ricercare una costruzione che agli occhi del poeta stimoli le connessioni mentali, un linguaggio difficile a tratti, a tratti anonimo perché non sempre ci è chiaro il soggetto, o il senso, e questo ci spaesa, ci rende nomadi all'interno di un percorso dalle molte ramificazioni.
Penso che la sua voce sia volutamente indiretta, lontana, suggestiva.
Nella sezione "Canti partigiani", la sequenza di: C'è bufera dentro la madre, mi fa pensare a un viaggio interiore lungo la propria esperienza, dentro la propria natura, che è quella dell'uomo che (non) si nasconde.
Nella sezione: "Canti dell'amore coniugale", invece, ho trovato l'essenza della sua poetica; ibrida, eterogenea, che su più fronti fronteggia, la parola e la sua manifestazione.
Poi c'è una sintassi personale, ricca di avverbi e congiunzioni.
Ci ho ritrovato Goethe, Tarkovskij poeta, Gozzano, Campana, Leopardi, Calvino e, lui non lo sa, Leibniz!
Però, davvero, ancora mi domando…
Però, davvero, ancora mi domando
se questo paravento abbia un senso, se questa messa
in pena valga la cera e quanto o invece
buchi meglio lo scherno l’impiego crudo del vero
con corpi monchi e scalpi o l’allegoria
feroce che fa da linfa alle feste del potere
da Luigi quattordici alle undicimila verghe alle centoventi
di Salò, baionette antiborghesi, anche se poi
tutto rapprende in solida bolla, s’ingloba
in carta buona e lancio editoriale.
Però la borghesia, forse, per quanto
Però la borghesia, forse, per quanto
piccola, e il proletariato e l’ospite indesiderato
sono comode figure, semplificazioni che sporcano
di meno. Ideologie, appunto, tare. O almeno, così pare
se è di questo che da Parigi a Casarza si dice
e non, invece, come credo, della bestia oscena
del maschio disumano lanciato contro la femmina
motrice, chimera che spaura perché più dell’uomo penetra
più di lui domina la scena. Forse di questo stiamo parlando
anche quando cantiamo l’amore o i punti vinti al gioco
quando chiediamo se val bene questo
quello o l’erba in mezzo, come a beato ristoro
poetando.
[Tratta da: Canti partigiani]
http://golfedombre.blogspot.it/2013/10/carla-bariffi-su-le-volpi-gridano-in.html#comment-form
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