lunedì 16 giugno 2014

Ricerca del bene




I segni del cielo

sono brandelli di un passato,

profezia incompiuta

di un lupo che spalanca le fauci.

I boschi sono il mio sentiero

sereno quando a guardarlo

i pensieri incontrano l’azzurro

di uno sguardo morbido

come la martora.


*

È un esercizio per gli occhi

percorrere i contorni

seguendo la linea sinuosa

ai piedi del lago;

il senso rinasce montagna.



*

Le uniche cose che ricordo del passato

le conservo in una busta di pelle irrigidita.

Lettere e cartoline,

le ho rilette l’altro giorno.

L’eterno ritorno

esiste nell’immaginazione

come nella prova della tua esistenza.

*


Credevi veramente

che un’anima come la mia

si sarebbe fossilizzata?

Il plenilunio entra nel mio segno

lo scompone e lo ricrea.



*

Il respiro lo dà la voce

non la scrittura.

La scrittura può solo

simulare.

*

Affabulazione

si chiama la capacità di conferire

- le compagnie si moltiplicano

in nome di un mercato libero –

Diffidare equivale a proteggersi.



*

Una tara profonda

collega il figlio al gene

non sempre ci è dato

comprenderne il codice

ma saldo come un chiodo

impiantato nella carne rimane

l’antico legame del sangue.


*

La mia salvezza sono i libri

mi fanno uscire dal mio Io

entrare in nuove dimensioni.

*



S'inchinano, le piante

alla meraviglia degli occhi,

quando l'acqua hai versato

nutrendo quei boccioli rosa.

è un silenzio che rispetta la bellezza.

*

Vapori di nebbia

salgono dal lago.

Le antiche rimembranze

si spalmano lungo le vette

ancora immuni

dal calore che scioglie.


Il cuculo batte,

monotono ma sveglio

il suo inesorabile esistere.





.
















.

mercoledì 11 giugno 2014

Sull'esilio e sulla morte



Questo post lo dedico a Stefano Guglielmin, alla sua presentazione, sabato 7 giugno 2014, presso la galleria d’arte a Merate, Piazza Prinetti n. 17.


Marco Bellini ha accompagnato l’incontro, e lo scambio energetico che ne è conseguito mi ha dato spunti di riflessione per le prossime poesie, impressioni di un ascolto, appunto, che grazie a Stefano e alla sua dialettica, attenta e sapiente, ha portato ai seguenti sviluppi.

La presentazione inizia con l’introduzione di: Le volpi gridano in giardino

Riprendendo una lettura tratta da: Canti dell’amore coniugali, di Stefano Guglielmin

Bocca, pane, baci; parole ricorrenti in questo tema dedicato alla figura femminile:

Alla tua quiete salda come il pane


Comincio dall’albero tuo padre
e dal mio, dal lasco che ogni generazione
lascia alle mosche, dalla scucita bocca
che mi pianti sul petto baciandomi il sesso
che è mare e torba e serie infinita di svolte
o numero primo, talvolta. Comincio
da via Baccarini, dai tre mesi casti, torti
come la via infante del rivo o la tua prima vita
molle per troppa sfida al ramo grosso, che ti volle
ragioniera o spago dove stendere il cognome.

Comincio dai miei forse, dal grano della tua
quiete, ferita, sì, ma salda come il pane alla mia
fame, dallo strappo animale
che fa agile l’angelo quando risale
dove l’intero e il buono la bella lingua amano
e dalle donne, in cui mai cercai casa né prato
ma sprofondo e grido
e nulla compagnia che avesse torto in mezzo
dalle donne andate per monossido o corda fissa
come Sofia e Paola o per malattia, incendio, pozza
ago. Comincio scavando
in questo largo solido pozzo, dove aria nera condensa
il dondolio dell’amore, nostro guado e languore
nostro ostaggio, che voce libera
ai mille vicoli del mondo e benedice.

E se ti amo è anche per la tua nascita seconda
per la tempra e l’olio a trent’anni fatti uovo, via maestra
nuova, con cui ora mi semini distratta, io che provo
a starti dietro, pulcino o macchina da guerra, io che aro
queste sfinite zolle e sciocco dico che vorrei
sparire, invece di farmi cosa come te abile al frutto
e vera.


* * *

Impressioni di un ascolto


Senza sentimento
hai dichiarato di esprimerti in poesia
ma quando parli delle morti …

*

Il suono accompagna i tuoi scritti
accende una fiaccola d’intesa
che penetra il pane
parola ricorrente
insieme a bocca e baci,
insieme a un divenire.

*
Hai narrato di un mondo interiore
lasciando fuori il sentimento
hai scoperto il tuo essere poeta,
la memoria delle morti
celebrate a nuova vita.

*

Bisogna dimenticare i poeti
per trovare la nostra via
un cammino che ci lascia scoperti
anche quando fuori è freddo
e l’inverno ci attraversa.

*

Scrivi solo al computer
hai detto
però le frasi incisive
le hai scritte con la penna
e le volpi
stavano a guardare.

*
La tua scrittura
segue un disegno preciso
è un cerchio che torna al suo centro
cerca il ritorno
non si dà per vinto.

* * *

Non voglio dimenticare, in chiusura, le poche ma intense poesie sulla morte che il bravo Marco ha ricordato e fatto leggere, trasmettendo un brivido di tristezza carico di sentimento che ha arricchito la stanza.
Grazie per questo incontro, per la bellezza delle parole e la dolcezza, per il solo fatto di esserci ed essere, così.

Poesie inedite di Stefano Guglielmin sul tema della morte


Antonella (1958 – 1993)


L’ultima volta in giardino pesavi metà

di ogni cosa felice.

Aspetto un figlio
ti ho detto. E io la morte, hai risposto
quieta, come se ci fosse una logica
segreta, che lega forbice a fiore.

Sei stata la prima a saperlo
l’ultima a partire.

*

Beppe (1959 – 1995)


Cantavi, di Juri Camisasca,

il suo galantuomo e mi prestavi libri
come fossero pistole. Poi la vita fa i buchi
dentro, prende l’aids.

Lo dico a Cristina, con cui stavi
in principio: Beppe, verso la fine,
mi chiese i nomi dei poeti della nostra
generazione, e se per caso avessi
altro denaro.

Il tema più bello, a scuola, me lo scrisse
lui: comparava le risorse con i limiti
del mondo. Ed era pieno di pensieri
anche per noi.



*



Mariarosa (1961 – 1984)


Quando venivo a trovarvi
tua sorella mi accoglieva a seno scoperto

lo poggiava sopra il bustino e rideva per farmi
arrossire.

Quel cuoio le sbocciò dopo il volo:
voleva sparire, tu lo sapevi.

Lessi di lei e di te sul giornale.
Bevevo una birra al bar, morivo un poco.

                                  

* * *

L’incontro termina, per me, con l’acquisto di: Le vie del ritorno, accuratamente autografato dal poeta per il piacere della sottoscritta, e dal regalo da parte di lui di: Come a beato confine.



*




martedì 3 giugno 2014

Disquisizioni sulla parola poetica



Versi nuovi
devo comporre,
dove porta il desiderio (?)
È li che giace la trasformazione
del mio essere nel corpo
del corpo reso essere
forma in aderenza.

*
Ciò che è personale
è promiscuo
perché potrebbe intaccare
i valori di una morale.

*
Poesia è, prima di tutto
l’interiorità dell’essere
e in secondo luogo
il paesaggio che abitiamo.
La domanda è:
fino a che punto
può spingersi?

*
Ciò che è personale
è unico
è questo il punto di forza.
La ripetitività non esiste,
esiste la propria esperienza;
l’inconscio tradotto in metafore.

*
L’inganno di una convivenza
è nel non potersi esporre del tutto
ma nel trattenersi
può durare un tempo senza brivido.

* * *

La colonia era uno sciame di bambini
il bagno alla turca
il nascondino per l'onta
di aver rubato un topolino.