venerdì 10 ottobre 2014

Tutti questi ossicini nel piatto, Christian Tito





“Tito legge l’inferno del quotidiano con l’occhiale indiscreto della parola che osa. Squaderna il mutamento e non si dà per vinto. Sa che in tutta questa decadenza che dilaga, non è impossibile cercare la bellezza.”

Dalla prefazione di Nicola Vacca

* * *

Quattro sono le sezioni: Scricchiolii, Naufragio, Terra, Terre in moto.

Analizzo le sezioni:
Si inizia in sordina, da una camera da letto, la stanza che segna lo scandire del tempo, per poi proseguire nella perdita dell’io – il poeta è colui che SENTE annientando la propria presenza -. Subentra l’interrogazione, la domanda sempre aperta, che da sempre dimora nell’animo umano e lo nutre, lo coltiva, lo rende partecipe di una crescita antica, come antica è la Sophia. La terra è la forma che si vuole raggiungere, la bellezza che si vuole preservare, il miraggio e l’àncora. 
Poi c’è il moto, l’inafferrabile sensazione dentro la quale l’umano si trasfigura, consuma, rinasce. 
L’esperienza del poeta è proprio in questa ricerca della sensazione che si traduce in linguaggio, che penetra (e spiega) il reale.

Questo leggo nel codice poetico di Tito, e lo respiro nei versi che riporto qui sotto e che trovo particolarmente incisivi, perchè delineano uno stile teso  alla frammentazione del pensiero tradotto in percezione, all’esperienza come dimostrazione di esistenza, allo sguardo sempre incline a scoprire un sorriso, quel sorriso che è fonte di speranza e invito a proseguire.
Le poesie dove prevale il mestiere del farmacista, o farmartista, come Christian Tito lo definisce in: FARMACIA 78,  sono le più peculiari, proprio perché in esse si intravede lo sguardo che – al di la del bancone – indaga l’altro sguardo.
E qui avviene il distacco che il poeta ha dal mondo, sottolineando quei tratti caratteristici delle personalità che compaiono e poi svaniscono, ma che esistono nella realtà quotidiana, quella che segna l’esistenza di “ognuno”.

* * *

Dalla sez. 1. Scricchiolii

UN’ALTRA NOTTE INSONNE

Un’altra notte insonne
in compagnia d’ogni tic tac della mia piccola casa:
lame di luce scivolano sulla parete;
il tuo piccolo corpo sul mio;
il battere dei tacchi di qualche donna incauta e sola;
il ricordo di ieri;
l’attesa del domani;
il vivo presente di un vivo animale
ti accarezza.

* * *

Dalla sez. 2. Naufragio
Solo frammenti - I

Ho degli occhi strani in questo periodo, simili a quelli di
conigli appesi ai ganci di una macelleria di paese.
Senza più viscere né pelle racchiudono tutta la forza della
vita che li ha attraversati in quegli occhi gelidi e severi per chi
li guarda. Non capisce l’animale eppure sa.

FARMACIA 73.

(INGANNI)
Hanno giacche e fretta gli uomini del viagra
un po’ d’imbarazzo in chiunque compri profilattici
più grande di giorno in giorno l’esercito del tavor
hanno le pupille come due puntini gli eroinomani,
ma le insuline sono per il loro cane
sempre nell’altra borsa la ricetta della pillola
si chiama Carlo il re delle feci…
è tutto ciò che oggi mi diverte.

CASINO

Somiglia allo studio di Bacon
o alla casa dell’Alda
questo mio buio cuore in disordine.

* * *

La rima che appare in certi versi ci accosta a un canto Leopardiano o Dantesco, ci accosta all’arte disegnando sfumature e rilievi; OCCHI.

* * *

dalla sez. 3. Terra

CASPAR DAVID FRIEDRICH

Contemplando il contemplante
mi par di varcar l’umana soglia
e muto osservare i muti sogni
di creature nel creato
quasi fossi un dio non più pentito
quasi fosse l’orizzonte il giusto letto
in cui cullare il sogno mio così imperfetto.

La poesia è dappertutto
pochissimi gli occhi che la vedono.

* * *

Dalla sez. Terre in moto

FARMACIA 78
(o 43 parte seconda)

Il farmartista non può essere fermo
un movimento continuo
rimbalzato tra i quartieri di Milano
versi scritti proprio in questo istante
e a questo rigo l’istante è già diverso
e passo le mie ultime quattro ore nella 43
perché la prossima è la 78
queste ultime ore di turno a saracinesca chiusa
ma siamo aperti c’è il cartello suonare
vorrei salutare un po’ di clienti
ma niente Corradi
niente vecchietti maleodoranti
niente di niente forse è la neve che cade
e tutti tiene a casa tranne i drogati in cerca di neve
ed eccomi
io da una parte
il drogato dall’altra
e a dividerci solo un po’ di fortuna
ed è come la loro la neve di Milano
bianca ma una volta sciolta mostra la sua anima nera
come dice Luigi
Luigi ha proprio la faccia e il corpo della sua poesia
la gioia e l’angoscia
donazione totale per la speranza del mondo
la speranza mia almeno
e chi sono tutti questi poeti? Che dicono?
Perché è da tre ore che giro nel web e quanti nomi
e quante parole nella poesia nostra!
Meno male che io non ci sono
felicemente inesistente tra di voi
e se anche i miei lettori sono inesistenti io vi giuro che
[esisto
e se sono io a leggervi viene voglia anche a me di
[drogarmi
e se continuo a scrivere poesie mentre vengo pagato
[per darvi medicine e consigli?
E se per caso esistesse un lettore capo infiltrato?
E se poi mi licenziasse perché non produco soldi ma
[poesie?
quando esco mi rotolo nella neve.

Perché è da tre ore che giro nel web e quanti nomi
e quante parole nella poesia nostra!
Meno male che io non ci sono
felicemente inesistente tra di voi
e se anche i miei lettori sono inesistenti io vi giuro che
[esisto
e se sono io a leggervi viene voglia anche a me di
[drogarmi
e se continuo a scrivere poesie mentre vengo pagato
[per darvi medicine e consigli?
E se per caso esistesse un lettore capo infiltrato?
E se poi mi licenziasse perché non produco soldi ma
[poesie?
quando esco mi rotolo nella neve.

IL NUMERO MILLE

Svegliato anche stanotte da molte parole
prendere Tavor, En, Rivotril
il consiglio di novecentonovantanove dottori
mi fermo al numero mille
che non li consiglia
mio padre è morto a sessantuno anni
“grazie all’insonnia”
mi ha detto ridendo anche in punto di morte
“li ho fottuti tutti:
ho campato cent’anni!”
e poi è morto vivo
cosa piuttosto rara
e rideva anche da morto
spegnere con potenti sonniferi
ogni stralcio di vitalità
soffocare sul nascere ogni domanda scomoda
del corvaccio di dentro
spenti in pace orrenda
accomodàti in orribile cimitero vivente
aprirò una farmacia (qualcuno mi presti tre milioni)
per gonfiare le mie tasche
con le vostre stronzate
però portate la ricetta.

* * *

Dalla postfazione di Luigi Di Ruscio

Perdita dei confini della propria identità; esperienza terribile ed esaltante allo stesso tempo.

Forse la poesia è possibile proprio perdendo i confini della propria identità, qualcosa mette in pericolo quell’essere se stessi, come nei momenti dell’orgasmo di noi c’è solo l’ orgasmo e niente altro.
In primo momento il titolo di questa raccolta mi sembrò a dir poco strano: Tutti questi ossicini nel piatto. Però leggendo i versi dell’ultima poesia della raccolta il titolo diventa perfetto:

'un pollo arrosto mangiato in tua compagnia
mi ricorda che non dio
né Dio
né nessun santissimo nome
si nasconde tra tutti questi ossicini nel piatto
e neanche in quelli fuori dai piatti
ma una Cosa informe che dà forma a tutte le cose
La cosa informe che dà forma a tutte le cose.'



In apertura la copertina del libro seguita da un’opera dello stesso autore.

4 commenti:

  1. Grazie Carla, per la tua lettura e il tuo sguardo acuto sui "movimenti" della vita e della poesia. E' davvero un piacere essere qui sul tuo blog, ne sono lusingato. A presto
    Christian

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    1. grazie a te per aver stimolato il mio intelletto!:-)
      sei una vera sorpresa come artista, canti benissimo, disegni bene, e scrivi col cuore ...
      a presto

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  2. Riesco a leggere solo adesso: l'analisi e lo sguardo sul libro di Christian sono raffinati ed eleganti; molto, molto bello quest'intervento: grazie.

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    1. Grazie Antonio, non sai quanto bene mi fanno le tue parole...
      un forte abbraccio!
      a presto

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