sabato 18 giugno 2016

Hairesis, Francesco Marotta


Ossidiane, questa cascata di versi di Francesco Marotta, si snodano da una voce profonda
mantenendo all'interno l'unione, tra la durezza forgiata dal tempo e gli "invisibili, inascoltati palpiti di mondo" ...(pag. 42).

- invisibili, inascoltati palpiti di mondo
davanti alle nostre tavole imbandite
nel dormitorio che ci consola
di diventare ciechi, esistere da morti
appena nati.

Un viaggio al centro della memoria che tocca realtà diverse, intime e distanti.
Lo scenario cambia, ma quello che rimane è un dolore acuto, la mancanza, il figlio mai nato.

(pag. 52 e 53)


...procurarsi una lingua
che parla il seme e il verbo del disgelo ...


Farsi sete - cercare il ristoro di ogni fonte
abbeverarsi all'eco
dell'altro che reca in mano
la voce ferita che ci salva
l'alfabeto dell'unico cielo che ripara


è un libro crudo, per alcuni versi che richiamano il dolore, non solo fisico, e per i rimandi biblici che toccano la piaga, per quel 'signore degli eserciti' spietato, che non risparmia, e infligge.




Voci di naufragio, figure insonni che vegliano nell'ombra, stanze e abissi che si alternano, parrebbe una poesia visionaria, in realtà è la mano del poeta, che col sangue, con il suo sguardo, come un compasso traccia, la linea sottile del volo.

(pag. 51)

Guardami -
io che non so pregare, che non ho mai pregato
io oggi prego
non te, i tuoi feroci altari
ma il soffio che parla nei sogni di mio figlio
- il respiro della mano
che al risveglio gli accarezza il viso
mentre in silenzio depone un fiore
nell'urna d'aria della luce.


(pag. 66)

con la luna nel palmo
la mia mano insegue la curva del tuo seno,
distante, in attesa,
cerca la fonte che in te si nasconde come una stella
al riaffiorare del giorno - la benedizione di una lacrima
dove immergere il corpo devastato
dei miei sogni

(pag. 69)


(nella deriva delle pupille assopite
profili incerti di un reliquiario di voci,
la stanza ondeggia, i libri penzolano ingialliti alle pareti
i versi di ieri sul margine in ombra della riva -
a volte ti brucia i ricordi - il silenzio
come il fuoco di un dio senza tempio, e tu inciampi
negli strali del buio, tra le carte della tua assenza
disseminate nell'aria)


Non scrivo di rimandi ad altri poeti, anche se una traccia c'è, io sono per l'unicità della voce che ogni Poeta possiede quando lascia che a dettare le parole sia la spinta interiore, sempre forte di contrasti, in questo caso pregna di un riconoscimento.


Nessun commento:

Posta un commento