giovedì 14 luglio 2016

Vena che pulsa







“E’ nella tua lingua/che la mia lingua prende/la forma perfetta del suono”; qualsiasi sia il riferimento esterno (e privato) di questi versi, va sottolineata la funzione di tramite essenziale che la parola (quella parola scelta, e non un’altra) volta per volta assume nel gioco osservativo-immedesimativo che, come abbiamo suggerito sopra, costituisce la struttura portante genetica del testo. E questo gioco si realizza nella dialettica felicemente non risolta, se non provvisoriamente, tra l’Io poetante e il Tu (“il tuo linguaggio”, “E’ nella tua lingua”): o forse talvolta risolta ma col sacrificio fecondo della propria identità, della propria più intima appartenenza (“”Tua (mia) profondità”, “Sacro/il respiro – nostro – ”, “dalla sua – mia – profondità”, “Spalmo spalmami spalma”, “il tuo respiro calmo/è la mia lingua”).    


E in aggiunta va messo in evidenza il fatto che il campo operativo d’elezione di tutta questa frenesia osservativo-immedesimante è il corpo umano stesso, che con tutti questi elementi naturali intrattiene, di immagine in immagine, le più diverse relazioni, sia attraverso il respiro che lo tiene in vita, sia attraverso la pelle che lo protegge e al tempo stesso fa da tramite al contatto, sia attraverso la bocca, mobilitata col bacio nel dare e nel ricevere l’energia, la luce, la vita.


Ed è soprattutto il respiro che, come suggerisce Bariffi, “racchiudendo ogni forma”, s’incarica demiurgicamente di fare della terra un ‘mondo’ umano; esso potrebbe equivalere, peraltro, sul versante sensibile, a ciò che qui, come protagonista nascosto, invisibile, impercettibile ma onnipresente, si assume il compito di render conto della possibilità della Bellezza: ossia al pensiero (“risucchia ogni bene/bellezza di un pensiero/che penetra il fiore”), alla luce del pensiero (“bellezza silenziosa – mio pensiero/la luce dentro gli occhi”). Il pensiero non è mai assunto come un assoluto in questi versi, bensì sempre relativizzato al corporeo, sia rispetto all’interiorità dell’agente-soggetto sia rispetto all’esterno, ossia agli elementi che compongono nella loro mescolanza il mondo, e che in quell’interiorità si rifrangono come in uno specchio. Sia l’esterno che l’interno corporei diventano allora il luogo privilegiato dell’Eros, rispettivamente secondo modalità paniche (rispetto alla natura esterna) e secondo contatti di carezza, di bacio, di sguardo, a testimoniare la presenza innamorata dell’Altro (si vedano i testi: “Distendo la mia giugulare[…]” etc, “E ancora la tua voce […]” etc., “Scintilla/sul pelo dell’acqua la schiuma […] etc. ).


 



“E’ la somiglianza, che vince su tutto”: una possibile interpretazione complessiva di questa piccola raccolta di versi, delegata a questo verso,  potrebbe appunto ipotizzare questa doppia (esterno/interno, elementi naturali/corpo) relativizzazione dell’assoluto-pensiero all’insegna del motore erotico essenziale; “poiché in essa [la somiglianza] riflettiamo/l’unione di pensiero e desiderio”, ossia – se l’ipotesi qui formulata ha un senso – nella somiglianza (non nell’identità!) la reciproca attrazione dei due estremi produce un pensiero desiderante, o un desiderio pensoso, in ogni caso una conciliazione, tutta umana nella sua provvisorietà, in grado di descrivere il senso profondo di questa “unione”: “l’ascetica utopia che non si arrende”, o anche, e sotto un profilo più intimo ma non meno intrigante, “il “mio mare interno/oscuro come la verità”. L’oscurità, va detto, che non contraddice la gloria, onnipresente in questi versi, della luce vivificante (a tal proposito si vedano le tavole di Cini, per esempio quella dedicata alla sera o quella dedicata alle rose, nelle quali le linee curve traducono in termini visivi – soli, lune, fonti di luce comunque – l’estrema mobilità suggerita dai versi), al contrario ne costituisce l’alterità, l’asintoto che è dovere umano, tutto umano, di raggiungere per portarlo, per quanto provvisoriamente, a rischiaramento.           




Gianmarco Pinciroli (seconda parte)


 

2 commenti:

  1. Cara Carla, desidero farti i miei auguri più belli per questa tua nuova pubblicazione. Ho letto la nota di lettura di Seb Aglieco, molto convincente. Bene! Rosa Salvia

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  2. Grazie carissima Rosa ora sono in montagna a godermi la Natura ;-)
    Baci!

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